IL CONSUMO CRITICO ED
IL COMMERCIO EQUO
Consumare in modo critico significa preferire,
nelle importazioni dal Sud del mondo, i prodotti contrassegnati dal marchio
di garanzia del commercio equo e solidale (C.E.S.).
Il progetto del commercio equo e solidale
interviene in una forma che non è assistenziale e caritativa
ma mira a favorire tutte quelle iniziative che garantiscono uno sviluppo
autonomo e autogestito delle popolazioni del Sud del mondo e a creare condizioni
per maggiori posti di lavoro, una più equa redistribuzione delle
risorse ed un uso più attento delle risorse naturali e ambientali.
Il commercio equo e solidale
ha l'obiettivo di eliminare ogni tipo di intermediario commerciale, privilegiando
un rapporto diretto tra il produttore organizzato (in forma di cooperativa
o comunità) e il consumatore.
Esso si prefigge lo scopo di pagare i prodotti alimentari
e artigianali importati ad un prezzo equo, ossia ad un prezzo che tenga
in considerazione il lavoro del produttore e le condizioni economiche e
sociali in cui lavora e vive.
In questo modo viene promosso un processo produttivo
adeguato alle condizioni del "campesino" locale e vengono favoriti
lo sviluppo ed la crescita umana nel rispetto degli usi, dei costumi e
dell'ambiente della gente locale, delle tecniche di lavorazione tradizionali
e l'utilizzo delle materie prime disponibili in loco.
I principali prodotti del commercio equo e solidale
sono il caffè, il tè, il cacao, lo zucchero, il miele, le
banane e i prodotti dell'artigianato e tessili. Si stima che il 60%
del fatturato del C.E.S. sia formato dai prodotti alimentari.
In tutta Europa esistono una ventina
di organizzazioni di importazione e circa 3000 Botteghe del Mondo che acquistano
e vendono, senza scopo di lucro, prodotti alimentari e di artigianato provenienti
direttamente da migliaia di gruppi di piccoli produttori di Africa, Asia
e America Latina. In questo modo i partner del Sud possono assicurare
alle loro famiglie un adeguato livello di vita e servizi sociali gestiti
dalle loro stesse comunità, mentre al Nord si offre al consumatore
un prodotto unico per qualità e rispetto delle persone e dell'ambiente.
Ormai quasi tutto quello che consumiamo
ogni giorno viene almeno in parte dal Sud del mondo e per ora il
commercio solidale non offre un'alternativa globale. Quando
di una marca o di un prodotto si sa per certo che sono intrisi di fatica
infantile, la denuncia da parte del consumatore diventa un utile strumento
di pressione sul fabbricante e distributore, che alla loro immagine tengono
molto.
Naturalmente non è facile destreggiarsi
tra le etichette di merci e abiti, che
spesso non dicono nulla, ma nell'ambito di molte campagne
portate avanti dalle ONG vengono offerti anche strumenti di denuncia e
boicottaggio di alcune marche e prodotti
di cui è stata studiata la provenienza.
Il risultato è che alcuni gruppi industriali tradizionali
si mostrano sempre più sensibili agli effetti sul mercato
delle campagne di sensibilizzazione del C.E.S. tanto da cominciare a individuare
specifiche linee di prodotti che rispettino criteri equi e che in questi
termini siano proposti, con esplicita visibilità, al grande pubblico.
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